Periodico di informazione religiosa

L’Assunzione di Maria, già in cielo accanto a Gesù

by | 15 Ago 2024 | Teologia

La solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria si festeggia il 15 agosto. Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in corpo e anima. Il privilegio concesso a Maria Santissima consiste nell’anticipata glorificazione integrale del suo essere, a somiglianza di suo figlio. La bontà e tenerezza di Dio ha voluto associare strettamente alla vita del suo Figlio incarnato una donna: la Tutta Pura. Non vi fu morte più preziosa al cospetto di Dio di quella della Madonna, perché non vi fu morte più colma di meriti della sua. 

L’iter della festa

Epifanio, vescovo di Salamina (Cipro) nel IV secolo, sollevò per primo la questione della morte di Maria in una lettera ai cristiani di Arabia. Pur ben informato delle tradizioni palestinesi, in questo campo non trova alcun elemento di risposta. Egli assicura che la sua fine fu degna di lei e che vi si dovette manifestare qualche prodigio; tuttavia, nell’assenza di ogni dato, preferiva imitare il silenzio dei libri santi. In quanto agli apocrifi essi affermano comunemente che il corpo di Maria non è potuto andare soggetto alla corruzione del sepolcro; in fatto di liturgia, i primi indizi di una festa del transito di Maria devono essere collocati tra il 540 e il 570, almeno così risulta dalle narrazioni dei pellegrini che hanno visitato a Gerusalemme in quegli anni. Nell’anno 613 l’editto dell’imperatore Maurizio estende la festa a tutte le regioni dell’impero, fissandola il 15 agosto. Tra le argomentazioni dei Padri a sostegno di tale festa ricordiamo: la consacrazione del corpo di Maria tramite la maternità divina; l’onore dovuto dal Figlio alla Madre; l’unione affettiva tra Madre e Figlio; la concezione e la nascita verginale del Figlio. Se il pensiero della chiesa orientale è definitivamente fissato fin dal X secolo, in Occidente le cose vanno più lentamente: solo dalla seconda metà del secolo XV la dottrina dell’Assunzione, contenuta nella festa liturgica e universalmente praticata, appare tanto certa da essere imprudente e scandaloso non ammetterla. Ma dal secolo XV al 1854 passano secoli: al Concilio Vaticano I la proposta dei due vescovi è accolta favorevolmente da molti padri e il movimento detto assunzioninistico si fa strada. Il 1 maggio 1946 Pio XII con la lettera “Deiparae” domandava ai vescovi se ritenevano possibile e opportuno che si procedesse alla definizione dell’Assunzione come verità di fede. Si arriva così al 1 novembre 1950 in cui lo stesso Pio XII, fatto appello al consenso unanime dell’episcopato, alla Tradizione e alla Scrittura, definisce nella “Munificentissimus Deus” il dogma dell’Assunzione: un’altra perla che si è aggiunta al diadema già così ricco della nostra Madre celeste, corona dei dogmi.

L’Assunzione nella liturgia

Dopo la definizione del dogma dell’Assunzione da parte di Pio XII nel 1950, la liturgia di questa solennità fu ristrutturata per esprimere in modo adeguato il mistero della glorificazione di Maria. La recente riforma ha fatto una nuova rielaborazione dei testi ed ha aggiunto un formulario per la messa vespertina della vigilia: la messa del giorno ha in gran parte mantenuto i testi del 1950, ma le letture non evangeliche e il prefazio proprio sono interamente nuovi. Il senso della festa viene sviluppato soprattutto nel Prefazio, ispirato alla Costituzione Lumen Gentium (nr. 68), che offre una bella sintesi del significato cristologico ed ecclesiale della celebrazione mariana: la Madre di Dio innalzata al cielo, il cui corpo non
aveva conosciuto corruzione, è diventata “immagine della Chiesa… compimento del mistero della salvezza… segno di consolazione e di sicura speranza” per il popolo di Dio pellegrino sulla terra.

Il dono dell’amore deificante di Dio a Maria 

Accanto a Gesù Risorto, il dono dell’amore deificante di Dio si è già realizzato pienamente anche in Maria. Il suo sì pronunciato come umile ancella del Signore al momento dell’Incarnazione, lo ha sempre ripetuto seguendo fedelmente il Figlio in tutti i misteri della sua vita, aprendo il suo cuore a tesori di bellezza e di grazia. La Vergine è così al vertice della santità della Chiesa: la sua natura purissima, che portò il Verbo, è entrata in unione perfetta con la divinità. San Gregorio Palamas vede in Maria la persona creata che unisce in sé tutte le perfezioni, la realizzazione assoluta della bellezza della creazione: “Volendo creare un’immagine della bellezza assoluta e manifestare chiaramente agli angeli e agli uomini la potenza della sua arte, Dio ha fatto Maria veramente tutta bella; ha riunito in Lei le bellezze parziali distribuite alle altre creature e l’ha costituita come ornamento comune di tutti gli esseri visibili e invisibili; o piuttosto, ha fatto di Lei come una mescolanza di tutte le perfezioni angeliche ed umane, una bellezza sublime che abbellisce i due mondi, innalzandosi dalla terra fino al cielo e superando anche quest’ultimo“, scrive in un omelia sulla Dormizione. Ella è al limite del creato con l’increato“. Maria è la “somigliantissima”, Colei che assomiglia di più all’immagine divina, al Verbo incarnato e di conseguenza Colei che può essere modello di imitazione. Al seguito del suo Figlio divino, la Vergine è la prima persona umana che abbia già attuato il fine ultimo per il quale Dio ha creato il mondo e, come guida, apre la via della deificazione alle creature e tutti la seguono. Ormai libera delle condizioni temporali, la Madonna presiede a coloro che vengono dopo di Lei, e procura i beni eterni: è per Lei che gli uomini ricevono la grazia, quale tesoriera della misericordia di Dio. La sua protezione materna, che ricopriva il Bambino Gesù, dopo l’Assunzione al cielo ricopre ogni uomo e per questo viene invocata come baluardo e avvocata dei credenti. In quanto “orante”, Maria prefigura il ministero della preghiera e dell’intercessione: è la Sposa che assieme allo Spirito invoca: “Vieni, Signore Gesù!” (Ар 22,20). Dopo Cristo, già in cielo, accanto al suo Figlio, Ella è la piena trasfigurazione e deificazione della persona umana, sorriso, icona, volto dell’amore e della tenerezza indicibile e materna di Dio

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