L’Avvento con Gregorio Magno. 18 dicembre 2023, terzo lunedì di Avvento
L’evangelista descrive l’annuncio della nascita di Gesù attraverso il sogno di Giuseppe. In Matteo, infatti, non c’è l’annunciazione a Maria, ma l’annunciazione a Giuseppe. Giuseppe: ovvero, come capire che la vita del credente è comprensibile solo se in lui c’è qualcosa di incomprensibile (S. Weil). È l’uomo dei sogni, il carpentiere con le mani indurite dal lavoro e il cuore intenerito dall’amore e dai sogni. Di fronte al mistero Giuseppe si ritira in disparte, con timida e rispettosa venerazione, lasciando fare a Dio. Maria, purissima e completamente fedele a Dio, è in sospetto di infedeltà. Proprio nel sonno della parola umana si risveglia la parola di Dio; nell’oscurità della notte nascono gli angeli di luce.”Non temere“, Giuseppe: la paura è il contrario della fede e della paternità. Giuseppe non ascolta la paura: dimostra tutta la sua fede nell’onnipotenza di Dio, che rende possibile ciò che sembra impossibile alla ragione umana e diventa padre di Gesù. Giuseppe è giusto: non osserva la legge e questa incrinatura sul fronte dell’obbedienza è sufficiente allo Spirito, perché si inserisca nella sua vita e per tre volte sarà guidato dall’Angelo del Signore, che gli indicherà cosa fare. Dio interviene nella nostra vita non per togliere, ma sempre per dare pienezza. Il vertice di tutto il racconto, infatti, è l’annuncio di ciò che avviene in Maria; è l’azione feconda dello Spirito Santo: il Figlio di Dio nasce, perché ogni carne riceva la figliolanza divina. Giuseppe e Maria sono tra quegli uomini e quelle donne che, nell’umiltà e nel nascondimento, portano avanti con Dio la storia della salvezza.
Il desiderio, il linguaggio dell’anima
Il linguaggio dell’anima è il suo desiderio. Se il desiderio non fosse un linguaggio, il profeta non direbbe: “Il tuo orecchio ha inteso il desiderio del loro cuore” (Sal 9,38). Ma mentre di solito chi chiede non è in pieno accordo con colui al quale si rivolge, le anime dei santi aderiscono a Dio nel più profondo del loro cuore, in modo tale che in questa adesione trovano la loro pace. Abbandonate a lui, gli rivolgono richieste, non perché desiderino alcunché contro la sua volontà, che già vedono; ma quanto più ardentemente aderiscono a lui con lo spirito, ottengono altresì la grazia di chiedere a lui ciò che sanno esser conforme al suo volere. Da lui, quindi, bevono ciò di cui egli stesso le rende assetate e, in un modo a noi incomprensibile, si trovano saziate con ciò di cui nella loro preghiera diventano affamate. Ed ecco la risposta di Dio: “Pazientate ancora un poco, finché sia completo il numero dei vostri compagni di servizio e dei vostri fratelli” (Ap 6,11). Chi ardentemente attende, si sente rispondere di pazientare ancora un poco, nel senso che in mezzo all’ardore del desiderio deve aspirare, mediante la conoscenza anticipata, alla ricompensa della consolazione.
La voce delle anime non è altro che il loro desiderio amoroso; la parola di Dio risponde, li conferma in mezzo ai desideri nella certezza della ricompensa. La sua risposta – che devono attendere la riunione dei fratelli – infonde nel loro animo la serena accettazione del ritardo imposto all’attesa. Così, aspettando la risurrezione della carne, si rallegrano anche per l’aumento dei fratelli che si riuniranno.
Dal Commento morale a Giobbe XI,11
©photo Sailko https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Giuseppe_maria_e_luigi_crespi,_sogno_di_giuseppe,_03.jpg