L’Avvento con Gregorio Magno. 16 dicembre 2023, secondo sabato di Avvento.
Elia è già venuto e l’hanno trattato come hanno voluto. Giovanni Battista e già venuto e l’hanno trattato come hanno voluto. Il Figlio dell’Uomo è già venuto e l’hanno trattato come hanno voluto. Il punto da è capire questo: il senso della croce, di cui tutti i profeti hanno parlato, pagando la loro coerenza con opposizione e persecuzione. Ma Elia è anche il profeta che visse nell’ascesi e nella purificazione, che ricevette la manifestazione silenziosa di Dio e che fu rapito in cielo su un carro di fuoco. Per questo sarebbe stato molto stimato nel monachesimo orientale e occidentale e accostato alle figure di sant’Antonio il Grande e di san Benedetto; seduto nella solitudine di una grotta, alimentato col pane da un corvo, questa immagine venne ripresa da san Gregorio Magno nei primi anni vissuti da san Benedetto nella solitudine del Sacro Speco di Subiaco.
Noi stiamo dove teniamo fissi gli occhi della mente. Perciò Elia dice: “Vive il Signore, alla cui presenza io sto”. Egli stava, dove teneva fisso il cuore. Perciò è detto che Elia, mentre ascolta la voce del Signore che parla, sta davanti alla spelonca e ha la faccia coperta. E chi sta davanti alla spelonca e percepisce col cuore le parole di Dio, deve coprirsi la faccia; perché, mentre siamo condotti alla comprensione di verità sublimi per mezzo di una grazia superiore, quanto più siamo elevati in alto, tanto più dobbiamo tenerci bassi nella nostra stima, per non presumere di sapere più del necessario, ma di sapere con sobrietà; per non decadere mentre trattiamo a fondo delle cose invisibili e per non cercare qualcosa di terreno in quella sostanza incorporea.
Infatti tendere l’orecchio e coprirsi la faccia significa ascoltare con lo spirito la voce di Dio e parimenti distogliere gli occhi del cuore da ogni immagine materiale, perché l’animo non pensi che abbia una certa materialità colui che si trova tutto in ogni luogo senza essere circoscritto. Pertanto, fratelli carissimi, noi che abbiamo conosciuto le gioie eterne per mezzo della morte e risurrezione del nostro Redentore e della sua ascensione al cielo, e sappiamo che i suoi angeli, nostri cittadini, sono apparsi per testimoniare la sua divinità, cerchiamo con ardore il Re, desideriamo quei cittadini che abbiamo conosciuto, e, stando nell’edificio di questa santa Chiesa, teniamo gli occhi rivolti alla porta; distogliamo la mente dalla corruzione di questa vita terrena, incliniamo il cuore alla libertà della patria celeste. Tuttavia ci trattengono ancora molte occupazioni di questa vita mortale. Poiché non possiamo separarci completamente da esse, stiamo almeno davanti alla porta della nostra spelonca per uscire facilmente in qualunque tempo con la grazia del Redentore, che vive e regna col Padre nell’unita dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Dalle omelie su Ezechiele II, 17-18