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Sabato della prima settimana di Quaresima. La Quaresima con Gregorio Magno

da | 24 Feb 2024 | Monasteria

Sabato della prima settimana di Quaresima

Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano“. Gesù chiede una carità senza restrizioni, una preghiera che abbraccia tutti, anche quelli che ci fanno soffrire. Come può chiederci tanto? La motivazione è l’amore gratuito e incondizionato che noi riceviamo da un Dio che ci è Padre e ci vuole figli a lui somiglianti: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste“. Amare chi ci fa del bene, non ci dà problemi. Ma appena qualcuno ci fa torto, subito l’amore svanisce. Ma c’è ancora qualcosa di più. a parola “nemico” non sta a indicare solo qualcuno che ci odia e ci vuole male, ma anche un estraneo. Gli uomini si occupano solo dei vicini, di quelli che conoscono, mentre gli altri non li salutiamo nemmeno, neanche li notiamo. Il messaggio di Cristo è il superamento di questi limiti: tutti sono nostro prossimo!

Dio è amore, ma anche noi che siamo figli di Dio viviamo dell’essenza dell’amore. Guigo il Certosino paragonava l’uomo che non ama a un fiore che ha perduto il suo profumo: “se la rosa cessasse di avere il suo colore naturale o il giglio di profumare, il danno sarebbe piccolo per me, che pur amo queste sensazioni; ma per essi, ossia per la rosa e per il giglio, sarebbe molto più terribile, perché privati della loro propria e naturale bellezza“.

Non possiamo restare insensibili davanti alla sofferenza delle persone lontane e apparentemente estranee. Tendere alla perfezione significa conformare il nostro cuore a quello del Padre. Sempre bella resta l’espressione dello Pseudo-Dionigi Areopagita: “Più estesa è la cerchia, più è divina“. Il cuore del Padre dona ogni bene a ciascuno, senza distinguere tra buoni e cattivi, giusti e ingiusti, riconoscenti e ingrati. Il paragone con il sole piaceva molto a un monaco dell’antichità, che conosciamo come lo Pseudo-Macario: “il sole non cambia a seconda di dove cadono i suoi raggi, né si oscura se si prosciuga una palude“. Così anche il discepolo di Cristo non deve cambiare il volto a seconda delle circostanze. Deve agire bene con i credenti e con i non credenti, con i santi e con i peccatori. Tutti, anche i cosiddetti nemici sono molto importanti per la nostra crescita spirituale: dal confronto con questi si dimostra la purezza dell’amore, che non si aspetta ricompense dal mondo. L’amore stesso di Dio riversato nei nostri cuori è la più splendida, immeritata ricompensa.

Gregorio Magno, Omelia II sui Vangeli, 38

Bisogna pure tener presente che anche l’amore del prossimo è contenuto in due precetti. Un sapiente infatti dice: procura di non fare ad alcuno ciò che ti spiace ricevere da altri (Tb 4,16), e la Verità afferma chiaramente: ciò che desiderate ricevere dagli uomini, fatelo verso di loro (Mt 7,12). Se dunque facciamo agli altri ciò che secondo giustizia vorremmo reso a noi ed evitiamo di compiere verso il prossimo quello che non vorremmo da esso ricevere, conserviamo illesi i diritti della giustizia. Nessuno tuttavia, quando ama qualcuno, ritenga di possedere senz’altro la carità se prima non esamina la natura e la forza del suo amore. Se infatti ama qualcuno ma non secondo Dio, non ha la carità, ma si illude di averla. La vera carità consiste nell’amare l’amico in Dio e il nemico a motivo di Dio. Questo amore reso agli altri a motivo di Dio si attua da parte di chi sa amare anche coloro da cui non è amato. La carità infatti è davvero messa alla prova solo dall’ostilità e dall’odio. Per questo il Signore stesso ci comanda: amate i vostri nemici, beneficate quelli che vi odiano (Lc 6,27). Possiede dunque l’amore perfetto chi, a motivo di Dio, ama colui dal quale capisce di non essere amato. È questo un grande precetto, sublime e, per molti, di difficile attuazione; ma si tratta della veste nuziale. Chi alle nozze si trova fra i commensali senza questo abito nuziale, tema e già si prepari ad essere cacciato via dal re, quando questi entrerà. Leggiamo infatti: il re, poi, entrò nella sala del banchetto per vedere i commensali e si accorse di un uomo che non portava l’abito nuziale (Mt 22,11). Siamo noi, fratelli carissimi, gli invitati a queste nozze del Verbo, noi che, nella Chiesa, abbiamo la fede, che ci nutriamo al banchetto delle sacre Scritture, che godiamo perché la Chiesa è congiunta con Dio. Chiedetevi, vi prego, se siete venuti a queste nozze coll’abito richiesto e sottoponete i vostri pensieri ad un attento esame. Scrutate fin nell’intimo il vostro cuore su tutto, chiedendovi se avete dell’odio contro qualcuno, se vi sentite ardere nel fuoco dell’invidia di fronte all’altrui felicità, se vi prende la brama di far del male al prossimo cercando in segreto la sua rovina.

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