Il Natale con Gregorio Magno. 6 gennaio, Epifania del Signore
Epifania significa rivelazione: è la manifestazione pubblica della salvezza portata da Gesù. Diceva Leone Magno: “Una stella più fulgente delle altre mette in movimento i Magi, preludio di una più grande moltitudine di veri adoratori, che abitano gli estremi confini dell’oriente e a questi uomini abituati a contemplare gli astri non può sfuggire lo splendore stupefacente della sua luce“. Al solo vedere la stella, i Magi, primizia dei pagani, provarono un’immensa gioia: con l’oro onoravano il Re, con la mirra l’uomo, con l’incenso il Dio. Ma sin dalla sua nascita Gesù è segno di contraddizione: dal suo popolo viene emarginato, dai lontani è cercato con speranza. È vero che anche ai nostri giorni Dio si rivela agli uomini: lo fa per mezzo della Chiesa ufficiale, ma anche per mezzo delle persone che sceglie lui stesso, dando loro speciali ispirazioni. Oggi il nuovo popolo di Dio, erede del cammino dei Magi, è formato da tutti coloro che riconoscono la stella del mattino nell’interiore disponibilità. Oggi questo popolo è formato da tutti gli uomini che si sentono figli dello stesso Padre e fratelli tra di loro. Oggi in questo ambiente vitale tutti diventano uno, nella misura in cui accolgono Gesù e credono nella sua parola. Sia concesso anche a noi di andare come i Magi ad adorare il re universale delle genti per contemplare con sguardo puro la gloria del Signore, per essere trasformati anche noi di gloria in gloria, rivestìti di luce, perché Dio, il Signore, è nostra luce.
I doni portati dai Magi
I magi offrono oro, incenso, mirra. L’oro si addice alla dignità regale, l’incenso si usava nel sacrificio offerto a Dio, con la mira si conservavano i cadaveri. I magi, con i loro doni simbolici, pongono in risalto le prerogative di colui che adorano: con l’oro indicano il Re, con l’incenso Dio, con la mirra la natura umana. Alcuni eretici credono nella divinità di Cristo, ma non ammettono il suo universale, regale dominio. Questi offrono a lui l’in-censo, ma si rifiutano di dargli anche l’oro. Altri lo ritengono Re, ma non credono nella sua divinità. Questi gli offrono l’oro, ma gli rifiutano l’incenso. Altri, infine, lo riconoscono Dio e Re, ma non ammettono che egli abbia assunto l’umana natura. Costoro gli porgono in dono l’oro e l’incenso, ma non vogliono offrirgli la mirra, simbolo della natura mortale da lui assunta.
Noi perciò offriamo al neonato Signore l’oro per riconoscere che egli regna ovunque, l’incenso perché crediamo che egli, nato nel tempo, come Dio esisteva prima di tutti i tempi, la mirra per riconoscere che la sua divinità, esente da ogni possibilità di dolore, si unì con l’umanità che poteva soffrire e morire.
Dalle Omelie sui Vangeli X,6