Nel suo discorso alla ROACO, Papa Leone XIV ha pronunciato parole decise contro la follia del riarmo e della guerra, denunciando l’ipocrisia dei potenti e chiedendo alla Chiesa di respirare con “entrambi i suoi polmoni”. Un invito coraggioso a farsi artigiani di pace.
Nella storica Sala Clementina del Vaticano, questa mattina non si è ascoltato un semplice discorso. Si è udito un appello, vibrante e angosciante, come un colpo al cuore dell’umanità. Papa Leone XIV, ricevendo i membri della ROACO (Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali), ha preso la parola con voce ferma, senza diplomazie né reticenze: “È veramente triste assistere oggi in tanti contesti all’imporsi della legge del più forte… È vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni”.
Il Pontefice ha lanciato un attacco durissimo contro l’attuale corsa agli armamenti, contro la retorica della guerra mascherata da “interventi per la pace”, contro la sistematica falsificazione della verità operata da governi e media. La sua è stata una denuncia che non risparmia nessuno: né gli stati, né le organizzazioni internazionali, né – implicitamente – le stesse strutture ecclesiali che talvolta hanno ceduto al compromesso.
“La gente non può morire a causa di fake news”, ha scandito con forza, sottolineando come la manipolazione delle informazioni e la propaganda stiano alimentando conflitti devastanti in Ucraina, a Gaza, e in tutto il Medio Oriente.
Tra i passaggi più toccanti, Leone XIV ha citato con dolore il recente attentato alla chiesa di Sant’Elia a Damasco, in Siria, dove un’esplosione durante una celebrazione ha provocato numerose vittime tra i fedeli: un tragico episodio avvenuto solo pochi giorni prima dell’udienza, e che testimonia ancora una volta quanto l’odio religioso e la violenza cieca colpiscano i luoghi più sacri. “Pensiamo al recente terribile attentato nella chiesa di Sant’Elia a Damasco”, ha detto il Papa. “Non possiamo abituarci a questi orrori. Ogni chiesa colpita è un grido che sale al cielo”.
Ma non c’è solo denuncia nelle parole del Pontefice. C’è anche un invito urgente all’azione e alla conversione. A partire dalla Chiesa stessa. Papa Leone chiede di guardare con più rispetto e amore alle Chiese Orientali, spesso trascurate, ignorate o considerate “minori” rispetto a quelle di tradizione latina. E con coraggio rilancia un sogno condiviso dai suoi predecessori: “La Chiesa deve imparare di nuovo a respirare con i suoi due polmoni, quello orientale e quello occidentale”, riprendendo l’immagine potente di san Giovanni Paolo II.
“L’Oriente cristiano si può custodire solo se si ama; e si ama solo se si conosce”, ha proseguito. Ecco allora la proposta concreta: più formazione nei seminari, più spazi per il dialogo liturgico, più accoglienza delle comunità orientali, spesso costrette alla diaspora e alla marginalità anche nei paesi cristiani.
Ma il cuore del discorso resta uno: la pace non si fa con i carri armati, ma con le mani sporche di carità, con la preghiera, con la testimonianza silenziosa di chi resta fedele al Vangelo nel dolore. È la chiamata, ha detto Leone XIV, a “non impigliarsi nei tentacoli del potere”, ma a seguire Cristo sulla croce, non come simbolo di sconfitta, ma come bandiera di una resistenza nonviolenta e trasformante.
“Guardiamo Gesù, che ci chiama a risanare le ferite della storia con la sola mitezza della sua croce gloriosa, da cui si sprigionano la forza del perdono, la speranza di ricominciare, il dovere di rimanere onesti e trasparenti nel mare della corruzione.”
Il Papa ha anche voluto abbracciare idealmente tutti quei cristiani orientali che, pur nel dolore, “rispondono al male con il bene”, e ha lodato i membri della ROACO per il loro operato concreto: “Siete la bombola di ossigeno delle Chiese Orientali, sfinite dai conflitti”, ha detto con affetto e gratitudine.
In tempi in cui la speranza sembra un lusso e il silenzio un alibi, Papa Leone XIV non ha scelto la comodità dell’equidistanza. Ha parlato da pastore, da uomo, da credente. Ha preso posizione. E ci ha ricordato che “la pace è possibile, ma solo se smettiamo di credere che si costruisca con le bombe”.