“La croce diventi teologa”, così scriveva Gregorio di Nissa nella sua omelia Sui tre giorni prima della risurrezione, “perché proclama con la sua forma il dominio onnipotente di colui che su di essa è stato manifestato e che è tutto in tutti”. Il 14 Settembre ricorre la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, il cui culto è veramente ecumenico, perché comune a tutte le chiese, che lo hanno sviluppato secondo riti propri. La nota dominante è però la medesima: l’immagine di Cristo sospeso al legno con le braccia stese è la sintesi dell’intero mistero della redenzione, avvenuto attraverso lo strumento della croce vivificante che santifica i quattro angoli del mondo con i suoi quattro bracci. La festa nacque a Gerusalemme nel 335, in occasione della dedicazione dell’Anastasis, con l’esposizione della reliquia della Vera Croce alla venerazione dei fedeli. Ma è nel V secolo che il culto della croce prende a svilupparsi, perché frammenti delle sue reliquie o reliquie per contatto circolavano in tutto l’impero. Gli eventi storici hanno poi influenzato l’evoluzione della pietà del popolo cristiano: il fatto che questo simbolo della vera fede venisse sottratto durante uno scontro con i Persiani nel 614, fu vissuto come autentica tragedia capace di mettere in discussione la fede stessa. Così la vittoria di Eraclio riportata nel 630 fu vissuta come un vero trionfo, tanto da diventare la festa nazionale dell’impero bizantino: la croce era il trofeo dell’impero, il segno della vittoria contro i nemici, come testimoniano i concili Quinisesto (692) e di Nicea II (787). Da questo momento preziosissime stauroteche custodiranno le reliquie della croce, come veri tesori dei credenti, che esercitavano una fascinazione così potente, che i fedeli si consumavano nell’intimo desiderio di vederle, toccarle, e se possibile baciarle.
Nel rito latino, però, l’Esaltazione della croce non ha mai avuto quell’importanza che ha avuto e ha in Oriente. Inoltre il 14 settembre in Occidente la festa si legò in modo peculiare alla tradizione monastica, finendo per costituire una data d’inizio dell’anno monastico. Ad essere precisi san Benedetto, nella sua Regola, indica tre date differenti per l’inizio della stagione invernale: per i pasti la data è quella del 13 o 14 settembre; per l’organizzazione della giornata l’inverno comincia il 14 settembre o il 1 ottobre, come vedremo fra poco; per l’ufficiatura il 1 novembre. Come mai queste discordanze? Tutti espedienti di natura pratica: nella sua lunga esperienza da monaco e abate, Benedetto ha dovuto mettere in conto diversi fattori, come il ciclo delle stagioni, l’anno liturgico e, non meno importante, anche la fragilità dei suoi fratelli.
Nella Regola (41, 6) si legge: “Dal 13 settembre fino all’inizio della Quaresima prendano il pasto sempre a nona”.
Dalle idi di settembre, cioè dal 13 settembre, fino alla prima domenica di Quaresima: questo tempo, la maggior parte dell’anno, era chiamato tradizionalmente quaresima monastica; Benedetto prescrive per questo periodo un unico pasto a nona, cioè verso le tre pomeridiane, ad eccezione di domeniche e solennità. Non si può escludere, come poi è stato fatto, l’interpretazione ad idi chiuse, quindi non il 13, ma il 14 settembre. In effetti questa pratica fu comunissima e ampiamente testimoniata dalle consuetudini monastiche, la data del 14 era legata alla festa della Santa Croce, nel segno della passione di Cristo. Da questa interpretazione, l’usanza di considerare il 14 settembre come la data di inizio della stagione invernale, la ripresa di orari che tengano conto dell’accorciarsi delle giornate – l’orologio dei monaci era il sole – e, in generale, l’inizio o la ripresa di tutte le attività dell’anno monastico, sospese nei mesi estivi.
Qualche capitolo più avanti (48, 3), troviamo un’altra indicazione: “Da Pasqua fino al 1 ottobre [o 14 settembre] la mattina, da quando escono da prima sino quasi allora quarta, si occupino nei lavori necessari”.
Il testo latino dice: kalendas octobras. Ora, per far combaciare il capitolo 48 con l’inizio del digiuno invernale al capitolo 41, si è pensato per molto tempo che Benedetto parlasse del giorno in cui, nel calendario romano, si cominciano a contare le calende di ottobre, cioè il 14 settembre. In realtà nei due capitoli si parla di due date diverse: con questo sfasamento (13 settembre-1 ottobre) Benedetto intende allungare un po’ di più l’orario estivo che, tra le altre, cose, permetteva la siesta meridiana.
Ancora oggi i monaci certosini, fedeli al dettato benedettino, osservano il grande digiuno monastico dal 14 settembre a Pasqua, periodo durante il quale si prende un solo pasto a metà giornata. Nella tradizione cistercense la festa dell’Esaltazione della santa croce divenne la data in cui riunire il capitolo annuale degli abati, un momento fondamentale per l’ordine di Citeaux e segno della dimensione sinodale del governo dei monasteri. Ciò comportava uno sforzo ingentissimo per organizzare gli spazi, il vitto e i viaggi, tenendo conto che nell’arco di trent’anni, dal 1120 al 1150, si passò da una decina di monasteri concentrati in un’area limitata, a più di 300 abbazie sparse in tutta Europa e nelle terre d’oltremare, fino ad arrivare ad oltre 500 case all’inizio del Duecento. Nel corso del XII secolo questo istituto fu introdotto e adattato in vari modi anche da altre comunità, come i camaldolesi, i premostratensi, i certosini e i cluniacensi e poi adottato anche dai frati minori e dai predicatori, mentre nel 1215 il Concilio Lateranense IV indicò i monaci bianchi come modello istituzionale da seguire nel continuo sforzo di riforma della disciplina monastica.
Oggi una vita così rigidamente strutturata e ritualizzata sembra essere inumana, ma fu proprio grazie alla sua rigorosa disciplina e organizzazione che la vita monastica lasciò un’impronta indelebile sulla cristianità. In verità la spiritualità benedettina esige qualcosa di molto più arduo del semplice rigore: richiede equilibrio. Era una vita piena, arricchente e regolare, una formidabile ricetta per la vita dei nostri giorni, difficile da realizzare in un mondo di telefonini, computer e automobili. L’inizio del nuovo anno monastico, il 14 settembre, è un richiamo ad una vita al tempo stesso santa e utile, immersa in Dio e dedicata al vivere bene in questo mondo. Fosse anche per recuperare un po’ di pace e sanità mentale.